Ucraina, Biden non ha un piano B sul gas. L’Europa non lo segue
La situazione in Ucraina è ad un passo dal precipitare, i militari russi di Putin sono ormai schierati al confine e pronti ad attaccare . Nonostante le rassicurazioni provenienti dal presidente Zelensky i segnali di guerra aumentano. Un indicatore importante in caso di crisi simili è dato dalle ambasciate e la decisione presa dal presidente Usa Joe Biden fa temere il peggio. Antony Blinken, il segretario di Stato Usa ieri ha ordinato il trasferimento dell’ambasciata americana in Ucraina da Kiev a Leopoli, città ai confini con la Polonia. In una nota il Segretario di Stato ha spiegato che la decisione è dovuta «alla drammatica accelerazione della crisi». Il Pentagono ha fatto sapere che nell’ultimo fine settimana, i russi hanno ammassato ancora altri soldati al confine. Il governo Usa, quindi, mantiene alto l’allarme, nonostante i primi segnali di distensione.
Evidentemente – prosegue il Corriere – la telefonata di sabato scorso tra Joe Biden e Putin è stata ancora più aspra di quanto comunicato ufficialmente. Il presidente americano ha respinto in modo secco la richiesta principale dell’interlocutore: l’Ucraina non deve entrare nella Nato. Non solo. Biden, almeno per il momento, non ha indicato altre soluzioni per sbloccare la crisi, se non quelle contenute nella ormai famosa lettera recapitata al Cremlino il 26 gennaio scorso. Stando alle indiscrezioni dei media Usa, l’Amministrazione Biden avrebbe offerto un dialogo più ampio sul disarmo in Europa, senza però mettere in discussione il diritto dell’Ucraina di scegliere le alleanze militari e quindi di poter aderire, un giorno, alla Nato. C’è poi il lavoro di consultazione che prosegue febbrile. Blinken e Sullivan stanno chiamando a ripetizione gli interlocutori europei. I due collaboratori principali di Biden si stanno concentrando sulle sanzioni alla Russia, i segnali sono preoccupanti.
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