Come ha elegantemente suggerito Christof Thoenes, nei secoli gli architetti sono stati non solo ideatori e costruttori, ma anche scrittori. Laddove non letteralmente, le loro parole e i loro principi sono stati adattati alla pietra, al marmo, posti su colonne e colonnati, sorretti da archi, chiusi da tetti. Non si tratta solo di una storia a cui appartenere, ma di un concetto da tramandare.
Nell’idea comune, l’architettura è quasi sempre uno strumento funzionale e strutturale, ossia con un ruolo pratico nella vita di tutti i giorni. Non è mai stato così, in realtà. Nel mondo, nelle culture e nelle epoche, il modo in cui ordiniamo e costruiamo i nostri edifici, per qualsivoglia scopo da ricoprire, ottempera a varie necessità e funzioni diverse, che non sempre corrispondono a quella più ovvia: mettere un tetto sopra le teste per ripararci dalle intemperie e dai pericoli.